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Descrizione
Amare la vigna, le viti ed il vino, molte volte vuol dire andare oltre ogni ostacolo rappresentato da terreni spigolosi e coltivazioni difficili da eseguire.
La Cantina Possa è la testimonianza di come queste difficoltà sia possibile superarle grazie al duro lavoro ed alla voglia di produrre vini unici e dalla spiccata personalità.
Samuele Bonanini è il vincitore di questa scommessa e colui che ha garantito la realizzazione di vini in un ambiente difficile ma dalle grandi potenzialità.
Ogni lavorazione viene svolta a mano, nonostante le difficoltà, compresa quella dei vitigni Bonamico e Moscato Rosso, dai quali nasce questo splendido Rosè d'Amour.
Le uve sono coltivate con l'antico metodo della pergola bassa, le fermentazioni sono spontanee e la lavorazione avviene in acciaio.
Un vino biologico profumatissimo, in cui si sente il mare, salino e morbido. Uno di quesi rosè che non smetteresti mai di bere durante una calda giornata estiva.
Profumi nitidi, di frutti di bosco, lampone, mirtillo, ribes, arancia, mandorla e le erbe della macchia mediterranea.
In bocca è molto morbido e sapido, di buona acidità.
Formaggi freschi, salumi e piatti a base di pesce affumicato.
Dettagli
ANNO | NV |
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SISTEMA DI ALLEVAMENTO | Pergola bassa. |
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ALCOL | 12.50 |
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FORMATO | 0,75 L Standard |
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RACCOLTO | 40 Hl |
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Dettagli
TEMPERATURA | 10-12 |
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UBICAZIONE | Riomaggiore (SP) |
TERRENO | Pietrisco di arenaria. |
AFFINAMENTO | Affinamento in tini di acciaio inox per 6 mesi. |
PIANTE PER ETTARO | 6000 |
VINIFICAZIONE | Pressatura diretta dei grappoli, fermentazione spontanea. |
TIPOLOGIA | Rosati |
Dettagli
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Cantina
Nome: Possa
Indirizzo: Via Telemaco Signorini, 91 - Riomaggiore (SP)
Sito web: possa.it
Possa nasce dal legame fra il sogno condiviso di far rivivere una valle e il progetto di costruire unazienda agricola. Avevo appena 40 giorni quando i miei genitori mi portarono per la prima volta a Possaitara. Una valle con un microclima particolarissimo che fino a poco tempo fa era destinata a scivolare inesorabilmente verso il mare, trascinando con sé, oltre ad alcuni secoli di storia, anche uno dei sentieri più suggestivi delle Cinque Terre, quello che conduce a Canneto. Vi ho trascorso ogni periodo di vacanza e momento libero durante linfanzia e ladolescenza e ricordo ancora come una buona parte di quella valle fosse lavorata, ricordo le persone che la curavano, da Pino a Enzo, da Giemo a Variste, Ilario, Renzo, Aldo e tanti altri, persone che coltivavano questo difficile territorio solo per la soddisfazione di farlo per portare a casa qualche limone, un po di uva da sciacchetrà e alcune primizie, privilegio di questa costa dato dallesposizione particolare. Col passare degli anni, mentre io crescevo, i personaggi conosciuti a causa delletà lasciavano il duro lavoro della coltura della valle e labbandono via via prendeva il sopravvento, fino ad arrivare alla fine degli anni novanta, quando erano rimaste coltivate solo poche porzioni di terrazzamenti e le frane avevano ormai devastato il profilo del versante e distrutto parte dei terrazzamenti. La cosa più facile che avrei potuto fare sarebbe stata quella di lasciare la valle al suo degrado e ad una lenta agonia, nessuno, vista la mia giovane età e limpervietà della zona, avrebbe mai avuto da dire, ma non era così facile.